Quando si parla di nonni e nipoti il quadretto familiare manda immagini di consueta vita quotidiana: torte cucinate insieme, ore trascorse al parco in attesa del ritorno dei genitori, lunghe giornate passate a casa da scuola perché ammalati. E magari i ricordi si materializzano in foto ricordo che danno sapore all’intimità delle immagini o odore di antico alle pagine di diario recuperate in un cassetto di casa. Anche questo è bello e desiderabile e parlarne regala ai non più giovani bei ricordi. Ma può capitare, in questi anni in cui si parla tanto di “invecchiamento attivo”, di intercettare momenti in cui i nonni raccontano esperienze di giochi e luoghi e momenti memorabili della loro gioventù per inserirli in una mappa interattiva in modo da incuriosire chi oggi è bambino munito di smart phone.

Le reazioni a questo insolito incontro tra generazioni sono disparate ma tutti scoprono una loro personale partecipazione. C’è chi si mette in ascolto, chi parte con nuovi racconti, chi viene sollecitato in fantasie inaspettate. Mi è capitato da poco di partecipare ad alcuni di questi momenti chiamati non a caso Teatri della memoria (organizzati da Urban Experience nel XIX Municipio di Roma) perché ognuno ha partecipato in prima persona mettendo in scena la propria storia, con gli anziani che raccontavano e i bambini che ascoltavano, esplorando il quartiere e giocando con le mappe. Tutto questo ha poi trovato un pubblico anche in rete, vicino e lontano, per azionare la mappa del territorio, riempita di storie, con un clic.

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