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La prima mappa degli artigiani e delle botteghe storiche nel cuore di Roma
Fortunato chi ha tempo da dedicare all’improvvisazione per decidere che fare. Oggi ad esempio mi sono dilettata andando in giro per zone di ROma che non conoscevo. L’occasione è stata Botteghiamo una bella ‘iniziativa che, come dice la parola (anche se non mi entusiasma), ci ha guidato in un tour alla scoperta dei rioni Ponte, Parione e Regola dove ci sono artigiani ancora attivi. Siamo entrati nelle botteghe per conoscere e ascoltare dalla lor voce l’arte di fare con le mani, trasformando materiali vari con pazienza e sapienza. Abbiamo così sentito da un doratore la difficoltà di maneggiare il sottilissimo foglio d’oro che teme la polvere e va maneggiato a porte chiuse, oppure il tappezziere che costruisce a mano di sana pianta poltrone e divani che vanno in America, o la “tappetaia” che mantiene la tradizione inaugurata nel 1860 di confezionare stuoie e tende con la fibra di cocco che provenie ancora oggi dall’ India e quella di agave dal Messico. E abbiamo visto la giovane appassionata di vetro soffiare per fare bolle trasparenti.  Poi tra un racconto e una poesia, soffermandoci a guardare i palazzi rinascimentali (tra cui in via del Governo vecchio quello occupato negli anni Settanta come Casa delle Donne)  tra i vicoli che una volta si inondavano dell’acqua del Tevere, siamo arrivati in piazza di San Salvatore in Lauro dove ci aspettavano altri artigiani, restauratori, costruttori di cappelli per abatjour, marmisti, vetrai, sarti e doratori, bevendo Chianti fresco offerto dagli organizzatori. Altra bella tradizione mantenuta in questo rione, una volta poverissimo e pieno di varia umanità.  COme raccontato nel libro “Credevamo nei miracoli”  scritto da Mario che è nato e vissuto qui tra via di Panico e via dei Coronari, a due passi da Castel Sant’Angelo.

Ognuno ma proprio ognuno è il centro del mondo. Io non so se questa frase che dà il titolo all’edizione 2014 di Letterature ovvero il Festival Internazionale di ROma sia originale o presa da qualche letterato. Senz’altro mi piace. Per il suo invito ad essere un po’ narcisisti rivolto a tutti, anche a chi narcisista non é. La sottoscritta, ad esempio. Mi piace questa frase perché chi è salito sul palco e aveva in faccia la luce del tramonto che si insinuava  nella piazza del Campidoglio si è sentito decisamente al centro del mondo. E noi pure che ascoltavamo, avvolti dalla stessa luce, con Marco Aurelio che sembravo uno spettatore pure lui, abbiamo goduto di letture veramente speciali, di parole non banali scelte per comunicare. Sopratutto nell’ultima serata quando si sono succeduti i candidati al Premio Strega Europeo a dire che cosa significa per loro l’identità europea. Con un gruppo di musicisti, ognuno di un paese diverso, che hanno suonato musiche scritte apposta per il festival. Poi Sermonti ci ha intrigato con la sua traduzione dalle Metamorfosi di Ovidio. E tutti hanno capito perché questo autore non viene letto a scuola.  Cibo per la mente, ragazzi.

Sarà che ci sono andata con la classe (una terza elementare) del mio nipotino Cosimo, ma il riferimento ad Harry Potter e alla biblioteca della scuola di magia Hogwart è stato immediato. La Biblioteca Casanatense, pubblica dal 1701, mi ha prodotto un tuffo al cuore da tanto che è bella. Tutto quello che ci si immagina delle biblioteche antiche: uno stanzone enorme con alti finestroni, scaffali alle pareti fino al soffitto, un enorme “mappamondo” e un altrettanto gigantesco “mappa cielo”, ai lati estremi due scale a spirale di legno per accedere ai piani alti. Tutto a vista, tutto protetto sotto teche di vetro perché i libri lì custoditi sono antichi e antichissimi. Volumi donati per testamento dal cardinale Girolamo Casanate ai padri domenicani di Santa Maria della Minerva nel 1698 con la precisa disposizione che venisse fondata una biblioteca aperta al pubblico. Così è da allora e non resta che visitarla, in orario di biblioteca naturalmente.

 Ho accatastato molti libri ma non leggo molto. E non voglio dare consigli di lettura, perché non sono e non voglio essere la sapientona che dall’alto della sua esperienza spande sapienza a destra e a manca… però. Qual è il mio rapporto con la lettura, questo sì mi va di raccontarlo.

Non sono di quelle che dice: adesso che ho più tempo vado a rileggermi i classici. Anche se da molto tempo mi sento attratta dalla letteratura russa, da quella filosofia interiore che mi aveva già colpito leggendo Il dottor Zivago quando avevo 17 o 18 anni e imperversava il ‘68. Ero dalla parte di chi aveva fatto la rivoluzione russa ma mi aveva colpito come i personaggi, contadini e gente di classi sociali inferiori, fossero tutti molto spirituali. Mi aveva messo in crisi quella scoperta. Per caso ho incrociato quest’estate Tolstoy e il suo Resurrezione e più recentemente ho rivisto lo sceneggiato televisivo (quello del 1965 con Valeria Morioni e Alberto Lupo) o meglio il Video Tag fatto per ricordarlo. Insomma una riscoperta.

Sono per il bookcrossing. Infatti il libro che sto leggendo Deserti di Carla Pernotti (Corbaccio editore) me l’ha prestato la mia collega di religione, conosciuta da pochissimo. Non so come, non so perché abbiamo parlato subito di noi, appena ci siamo incontrate, e ci scambiamo manoscritti. Lei, grande lettrice, mi ha passato subito Deserti, perché parlavamo di diari di viaggio (dato che io ne ho scritti due: 40 giorni di Corsica e Grecia, un viaggio). Beh Deserti è fantastico: una donna non più giovane che decide di attraversare i deserti da sola, senza marito, senza amici. Una bella sfida, che fa pensare: proprio quando “hai una certa età” vuoi partire…