S’è conclusa la III edizione Paesaggi Umani (21-27 novembre 2022) ricordando Paolo Ramundo a Monte Mario: abbandonando l’aia al tramonto e proiettando, camminando tra i gelsi, il docufilm di Silvio Montanaro, L’Uccello che coltiva la terra.

E’ stato una figura cardine nelle lotte rivoluzionarie a Roma negli anni Settanta e prima ancora nel ’68 con gli Uccelli. La voce di Paolo si ascolta nel buio e arrivati nel silos-pensatoio (dove un cartello permanente lo fa “parlare” attraverso i geo-podcast), si ripercorre l’epopea di Ramundo che nel 1977, occupando le terre abbandonate dal S. Maria della Pietà si trovò poi ad accogliere gli ex Internati. Creò così condizioni inclusive che supportarono la coraggiosa legge Basaglia  che chiuse i Manicomi per aprire la Società. E contribuire a far nascere l’Agricoltura Sociale.

Paolo Ramundo parlava spesso di Nathan, considerandolo il sindaco più importante di Roma. È per questo che s’inaugurato questo progetto sui “numi tutelari” di Roma ricordandolo, parlando del rapporto tra cittadinanza ed educazione, aprendo la giornata con Lorenzo Cantatore, direttore del MUSED, per strada, su Piazza della Repubblica, vivendo la città come un’aula. S’è esplorato il Museo dell’Educazione, con Fridanna Maricchiolo e le sue studentesse di Scienze Della Formazione-Università degli Studi Roma Tre, ricostruendo la storia del sindaco Nathan e i garibaldini dell’alfabeto. In quell’esposizione  emerge la storia straordinaria dell’Ente scuole per i contadini dell’Agro romano con documenti, foto e arredi che testimoniano l’attività di alfabetizzazione avviata nel primo Novecento da un gruppo straordinario di intellettuali, igienisti, scienziati, artisti e letterati: Sibilla Aleramo, Angelo Celli, Giovanni Cena, Duilio Cambellotti e Alessandro Marcucci. Li chiamarono i “garibaldini dell’alfabeto” rivelando come quella dell’educazione fosse una vera guerra di liberazione dall’ignoranza, la povertà e le malattie.

Il martedì si è all’Esquilino, sempre con gli studenti di Roma3, in un territorio di straordinaria densità, fuori dalle Mura Serviane (quell’es, sottende ciò che esterno, fuori dall’abitare, un po’ il contrario di “inquilino”) per via dell’accesso alla città, condizione  che i piemontesi con l’Unità d’Italia esplicitano creando in Piazza Vittorio un vero e proprio centro direzionale per accogliere i nuovi cittadini della Capitale appena approdati dalla stazione Termini a pochi passi. L’Esquilino è quindi terra di confine, da sempre. Si sta sotto la pioggia, riparandosi al Teatro dell’Acquario, oggi Casa dell’Architettura.

Nel pomeriggio si parte dall’Accademia di Belle Arti a Tordinona ricordando un altro aspetto di Paolo Ramundo che animò negli anni Settanta la lotta per la casa in quella “periferia” nel centro storico, di cui rimane traccia nel murales Asino che Vola. Anni dopo progettò con gli studenti di Architettura un Oculus per ristabilire il rapporto perduto con il Tevere. Tordinona per secoli è stato un luogo ad alta densità artigiana, con eccellenze come quella della nobile tradizione artigiana della Scuola Orafa ed Argentiera romana che trovò nel Seicento del Barocco un suo apice. Il focus del walkabout è quindi il progetto architettonico di Paolo Ramundo e Nanni Morabito, dell’Oculus per fare un tunnel sotto il LungoTevere di Tor Di Nona. Vi si prospetta la creazione di una “breccia” nel corpo murario dei muraglioni, per il recupero dello storico affaccio sul fiume. La direzione del tunnel, inclinata rispetto alla strada di circa 40 gradi, avrebbe ripreso l’orientamento dell’antico molo romano rinvenuto durante i lavori per la costruzione degli argini. Questa proposta dell’Oculus è stata presa in considerazione (dalla giunta comunale precedente) nel piano di Rigenerazione Urbana di quel territorio, basato anche sul rilancio delle attività artigiana con l’assegnazione di locali, con l’impegno dell’assessorato alle attività produttive.

Mercoledì si rilancia un evento, in parte già svolto a settembre, al Teatro Argentina (vedi qui il video). La saletta della Libreria Caffè TOMO  a San Lorenzo si affolla subito per il talk su “Performing Media per distillare Paesaggi Umani” Con Gaia Riposati e Massimo Di Leo, autori del libro-librido “Performing Media, un futuro remoto. Il percorso di Carlo Infante tra Memoria dell’Avanguardia e Transizione Digitale” insieme a Renato Cuocolo e Roberta Bosetti autori di “Underground”. Si conclude nel walkabout “Meta Hodos (metodo): attraverso il percorso, conoscere camminando tra i paesaggi umani”.

Giovedì si ripercorre ancora una volta la storia di Don Sardelli, il “Don Milani dell’Acquedotto” di cui s’è fatto ascoltare i podcast distillati e pubblicati su Loquis, creando di fatto una restituzione nel cloud delle tante nostre esplorazioni Quel sacerdote pedagogo negli anni Sessanta, sulla scia di Don Milani e della Scuola di Barbiana, creò le condizioni per emancipare un insediamento urbano assiepato sotto gli acquedotti, a partire dalla scolarizzazione dei ragazzi che vivevano nelle baracche. S’è ascoltata la voce dei protagonisti (tra cui i ragazzi della sua scuola) camminando lungo l’Acquedotto Felice, mappando con i geopodcast quelle storie inscritte nelle geografie.

Nel pomeriggio si tratta di “Sisto V, Raffaele Fabretti e Cristina di Svezia. Tre ritratti resi performanti con l’Intelligenza Artificiale” con NuvolaProject e student del Dipartimento di Pianificazione Design e Tecnologia dell’Architettura di Sapienza Università di Roma

Arrivati nel chiostro di San Salvatore in Lauro vengono proiettati gli artefatti digitali di performing media realizzati (nell’arco delle precedenti edizioni di Paesaggi Umani) con sistemi di Intelligenza Artificiale da Nuvola Project (con un lavoro ben più sottile dell’effetto deep fake, attraverso un morphing attoriale) del ritratto della “Regina di Roma” (come fu riconosciuta Cristina di Svezia dal popolo romano) e dei quadri parlanti di Sisto V e Raffaele Fabretti. Nella conversazione radionomade, tra i diversi partecipanti coinvolti attivamente nel confronto congeniale che ci connota, è protagonista (con una telefonata) Giorgio Fabretti, discendente del Monsignor Fabretti, nel sottolineare la matrice celtica che caratterizza la prammacità marchigiana, impronta data da Sisto V, er papa tosto, nei suoi anni di papato (1585-1590) . Nuvola Project ha inoltre fatto usare le cartoline con i ritratti parlanti che si rivelano come dei marker per attivare app di realtà aumentata.

Venerdì c’è l’azione all’Antiquarium Lucrezia Romana Parco Archeologico dell’Appia Antica con il direttore Simone Quilici con cui mettiamo in opera un cartello che rimanda all’animazione digitale (con intelligenza artificiale) di NuvolaProject del ritratto di Lucrezia di Cranach che parla parole di Shakespeare.

La storia crudele è quella di Lucrezia, moglie di Collatino,  di cui c’è evocato la storia del suo suicidio dopo lo stupro subito dal figlio di Tarquinio il superbo. Ciò accade attraverso i versi che gli dedicò William Shakespeare, in un poema che rese famoso (anche se oggi pochi ne sanno) quel sacrificio che nel V secolo a.c. determinò la rivolta dei romani contro il re etrusco per cui nacque la Repubblica.

Gli spettatori di “Underground.Roberta in metro” di Cuocolo Bosetti non sono solo quelli in cuffia ma tutti gli altri che incrociano quello sciame assorto. Questo è uno degli aspetti cardine dell’happening teatrale per la III edizione Paesaggi Umani che replica due volte nella MetroC di S Giovanni. E’ un gesto pubblico che cambia la percezione: dimostra come il teatro accada dentro e non solo fuori. Si sta nella testa di Roberta mentre si va su quella bella Metro C automatica che nella discesa ci fa capire, metro x metro, come Roma sia costruita per strati (i metri si associano ai secoli). Si è immersi in un “teatro fuori dal teatro” che ci rivela quanto sia semplice, e complesso al contempo, ritrovarsi ad essere protagonisti di un’azione incidentale. La si segue come dioscuri, a proteggerla nella sua deriva urbana in metro, sotto, underground. E si va a pensare a chi ha fatto di questa parola un emblema di alterità culturale: Marcel Duchamp che nel 1961 così definì le pratiche del new dada. Si è parte del cortocircuito arte-vita, così come quelle centinaia di spettatori involontari che tornando a casa per cena potranno dire di essersi ritrovati testimoni di uno strano sogno lucido.

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