Paesaggi Umani di Roma Plurale  adotta una modalità d’innovazione territoriale:  il performing media storytelling , un metodo partecipativo che declinato attraverso il walkabout-conversazione radionomade tende non solo a rilevare le situazioni ma rivelarle con un approccio psicogeografico, associando pensiero laterale, design thinking e thesaurus documentale orale tramite i geopodcast.

E’ un format atto a creare condizioni abilitanti perché la rigenerazione umana possa essere funzionale  alla rigenerazione urbana
In alcuni contesti è significativo concepire una stretta connessione tra il Performing Media storytelling dei walkabout e veri e propri spettacoli basati sulle stesse modalità di  performing media quali sono le radio-cuffie. Tra questi sono emblematici quelli di Cuocolo-Bosetti che da Vercelli si muovono in tutta Italia e oltre (sono stati per anni compagnia di bandiera dell’Australia quando risiedevano a Melbourne). Un’esperienza talmente significativa che gli si è dedicato un incontro all’ICBSA-Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi  (dove da circa un anno si sta sviluppando un Archivio Performante) conversando Renato Cuocolo che dal 1978 ha avviato una ricerca teatrale d’impronta antropologica per poi evolversi sempre più verso i linguaggi del Contemporaneo.
C’è una citazione di Hofmannsthal che Renato Cuocolo esercita come un mantra “l’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé, ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé”. Ci riguarda tutti e ancor più Urban Experience che con i walkabout esplora dappertutto esplicitando questo concetto: “Viaggiamo dentro noi stessi quando ci ritroviamo in luoghi che ci ricordano cosa cerchiamo”.
Si tratta di una poetica che genera la condizione per cui lo spettatore possa vivere il teatro dentro, metabolizzando l’impatto,  ritrovandosi in quelle che Cuocolo definisce “trappole di realtà”.
Il camminare porta sempre in un “altrove” dicono Renato Cuocolo e Roberta Bosetti nel presentare il loro spettacolo Teatro che è l’ultimo tratto di un progetto avviato in Australia più di una ventina di anni fa. Un’occasione per proiettarsi in un’esperienza immersiva dove ritrovare i sottili fili che legano le esperienze di ognuno, ancor più quelle del teatro che insorge dentro all’improvviso.

L’azione radio-guidata da Roberta Bosetti è un’esplorazione nella memoria più intima di un percorso interiore che investe lo spettatore mentre l’attrice si svela.
La Cuocolo/Bosetti è l’unica compagnia in Italia ad aver vinto il prestigioso UNESCO AWARD per la ricerca artistica.
Il giorno dopo Urban Experience è a Villa Flora con un walkabout dal titolo  La rigenerazione umana per la rigenerazione urbana  che anticipa Teatro di Cuocolo-Bosetti. Questa combinazione con un atto teatrale in quel contesto ha un particolare senso perchè lì Abraxa Teatro da anni, accolti dall’Associazione Villa Flora in uno degli ex fienili, programma iniziative teatrali.  È stata una buona occasione per riflettere con le comunità territoriali (tra cui Antonio Aprile dell’ Associazione Amici di Villa Flora, punto fermo di quel territorio e Massimo Grippa di Associazione Villa Flora, Emilio Genazzini e altri amici di Abraxa Teatro), rappresentanti del Municipio XII (la consigliera Flavia Balestrieri e Fabio Bomarsi, Assessore alle Politiche Sociali) e l’Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Maurizio Veloccia (in messaggio vocale visto che un imprevisto dell’ultima ora gli ha impedito di arrivare) sulle sorti dell’ultima villa storica a godere d’interventi strutturali.Il confronto è serrato, partendo dal vecchio campo di bocce in uno spazio che è diventato presidio civico della Villa, arrivare alle Serre ove si riflette sugli interventi rigenerativi per creare coworking e spazi di socialità e infine alla Villa in rovina, già Casa Generalizia dei Servi di Maria. E’ qui che ascoltiamo un frammento del film di Nanni Moretti La Messa è finita in cui la villa era ambientazione di un centro di Igiene Mentale.

Con l’arrivo del buio, dopo aver affondato i piedi nelle pozzanghere,  si entra nel teatro d’ascolto con cui Roberta Bosetti ci sollecita ad accendere percezione e  muovere il proprio pathos per vivere teatro e non solo consumarlo. Come lucciole ci muoviamo nella notte di un parco buio, senza illuminazione pubblica, dimostrando come una dimensione teatrale possa generare partecipazione senziente. Seguiamo l’attrice in una peregrinazione immersiva, sedendoci sulle panchine sparse  e poi entrando negli ex fienili e stalle del complesso, arrivando attraverso i backstage nella sala teatrale spartana.  Pensando a chi ha pensato “ma perchè non ama gli applausi?”,  c’è da dire che si ambisce a creare ambiti partecipativi dove si superino i modelli consueti del mero consumo. E’ importante pensare agli spettatori attivi (come nel caso di ciò che è successo a Villa Flora) come dei  cittadini che sperimentano l’idea della smart community in una prospettiva dove si diventa prosumer: produttori di senso e non solo consumatori.”L’ascolto è in fondo un piccolo teatro” suggeriva Roland Barthes.

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