Archivio Autore
Altra piacevole scoperta metropolitana sabato 24 gennaio mentre seguo Piedi x terra testa nel cloud di Urbanexperience andando tra le pieghe segrete (ma nemmeno troppo) di Roma: la Riserva Naturale Valle dell’Aniene . Durante la passeggiata, in una giornata di sole battuta dalla Tramontana, guidati da Carlo con le radio ma con lo sguardo e le orecchie libere di spaziare, le scoperte sono state tante. La priorità va allo stupore di trovare la campagna, il famoso Agro romano, dentro il G.R.A ovvero il limite oltre il quale vanno tutti i cittadini per la gita “fuori porta”. Invece basta raggiungere via Vicovaro, quartiere Montesacro ovvero Roma, e siamo proprio ai margini tra l’edilizia residenziale e la natura come ce la immaginiamo nelle cartoline con il fiume che scorre, i piedi che scivolano sull’erba bagnata, il verde delle colline, gli uccelli che volano e una casa vera con tanto di camino e profumo di legna bruciata.
Si capisce che questa bellezza non è casuale ma frutto di battaglie fatte dai cittadini riuniti per salvaguardare il proprio territorio e dargli un senso. Anche qui come in altre parti di Roma è stato realizzato un orto cittadino: tanti piccoli lotti assegnati a singoli o gruppi di persone che li coltivano in adesione al regolamento predisposto dall’Associazione. Per sapere di più della filosofia che li sostiene e che da anni anima tanti abitanti di ROma, diventati ortisti per passione ma anche per necessità, è utile andare a esplorare la mappa degli orti urbani realizzata da Zappata Romana che già diversi anni fa aveva colto l’ aspirazione ortista di tanti cittadini.
Questo è il periodo del cavolo in tutte le variazioni sul tema , gli orti invernali sono apparentemente in riposo ma tra le zolle spuntano piantine di bietola, ciuffi di fragole, tanti segnali che la semina sta dando buoni frutti . Ai bordi gli arbusti di aromatiche sempre verdi, in lontananza il boschetto di alberi piantati
ogni volta che nasce un bambino, dal sentiero sterrato si sentono gli zoccoli di alcuni cavalli in passeggiata. Insomma proprio una bella atmosfera. Mi guardo intorno e mi stupisco ancora una volta di essere a Roma. Ma le esplorazioni urbane proseguono e così le occasioni per stupirsi
(rivolto a tutti coloro che vivono o vedono la condizione nonnesca in questo 2015)
Come tanti che sono diventati nonni ma sono ancora molto attivi, do importanza alla ritualità ma sono interessata ai cambiamenti. Vivo la mia vita di nonna cercando di non mettere il silenziatore alle mie curiosità. Mi viene spontaneo ma non lo reprimo perché essere nonna vuol dire avere dei nipoti e io desidero restare in contatto con loro e il loro mondo. Non sono iscritta a cori di quartiere o laboratori di manualità, corsi di lingua o salotti di ex compagni di scuola perché frequenterei solo persone della mia età e sempre le stesse (confortante ma un po’ autoreferenziale incontrarsi sempre con gli stessi, se vogliamo) ma seguo direttamente #Urban Experience, associazione di cui faccio parte fin dall’inizio, e non mi annoio. Così era stato nel 2013 con Teatri della memoria raccogliendo le interviste degli anziani di Monte Mario, così con le iniziative che si stanno svolgendo in questo periodo sotto il nome #Piedixterra testa nel cloud . Le seguo perché vi trovo lo sforzo di unire le esperienze del territorio, ovvero ascoltare le persone che hanno qualcosa da dire del loro passato recente, con le nuove tecnologie, ovvero usare tutto ciò che mette in contatto con il mondo del presente e quindi le nuove generazioni. Così attingiamo al web per i repertori audio, voci e musiche degli archivi, e video ovvero spezzoni di film o filmati di youtube. Raggiunti via web e seguiti con gli auricolari delle radio trasmettitrici e camminando nei territori che andiamo ad esplorare. Cambiamento coniugato a ritualità. Tutto gratis per noi che partecipiamo. Oggi, giovedì 22 gennaio 2015, però non parteciperò perché Violetta, la nipotina di 13 mesi, ha l’otite e da una settimana non va al nido. Ha bisogno anche oggi per tutto il giorno delle mie cure nonnesche, di non prendere freddo, di fare una nanna lunga, di mangiare con calma, di uscire per respirare un po’ di sole nelle ore calde. E io attingerò, in questo caso, un bel po’ di calore dai suoi sorrisi e dalle sue scoperte. Che mi mancherebbero se non potessi dedicarle il mio tempo ma che rischierei di non vedere se fossi sempre dedita a lei.
Ognuno ma proprio ognuno è il centro del mondo. Io non so se questa frase che dà il titolo all’edizione 2014 di Letterature ovvero il Festival Internazionale di ROma sia originale o presa da qualche letterato. Senz’altro mi piace. Per il suo invito ad essere un po’ narcisisti rivolto a tutti, anche a chi narcisista non é. La sottoscritta, ad esempio. Mi piace questa frase perché chi è salito sul palco e aveva in faccia la luce del tramonto che si insinuava nella piazza del Campidoglio si è sentito decisamente al centro del mondo. E noi pure che ascoltavamo, avvolti dalla stessa luce, con Marco Aurelio che sembravo uno spettatore pure lui, abbiamo goduto di letture veramente speciali, di parole non banali scelte per comunicare. Sopratutto nell’ultima serata quando si sono succeduti i candidati al Premio Strega Europeo a dire che cosa significa per loro l’identità europea. Con un gruppo di musicisti, ognuno di un paese diverso, che hanno suonato musiche scritte apposta per il festival. Poi Sermonti ci ha intrigato con la sua traduzione dalle Metamorfosi di Ovidio. E tutti hanno capito perché questo autore non viene letto a scuola. Cibo per la mente, ragazzi.
Mi aveva attratto il titolo 12.corso polonia ma non lo avevo capito. Allora per saperne di più sono andata sul sito http://www.istitutopolacco.it/index.php?mod=2 e ho scoperto che la Polonia quest’anno festeggia un grande appuntamento: il 4 giugno 1989 ci furono le prime elezioni libere che decretarono la fine della sottomissione all’URSS. A novembre ci sarebbe stato il crollo del muro di Berlino e da lì la fine della separazione con l’ Europa dell’Est. Sono passati 25 anni e vale la pena festeggiarli con loro. Incredibile coincidenza: avevo appena conosciuto una ragazza polacca Justyna Kaminska che ha trascorso due mesi a ROma per conoscere meglio Urban Experience. Mi aveva emozionato sentirle raccontare che sua madre, prima che lei nascesse, osservava dalla finestra i carriarmati inviati da Jaruzelsky per le strade di Postdam a reprimere la rivolta di SOlidarnosc. Spinta anche da questa voglia di saperne di più ieri sera sono stata al Goethe Institute per ascoltare il pianista Leszek Mozdzer, uno degli appuntamenti per il Festival della cultura polacca. Eravamo pochissimi italiani. Peccato! perché è stato bello ascoltare il virtuoso del pianoforte mentre giocava giocato con Chopin e Bach usando il pianoforte a coda e tanti marchingegni introdotti per creare i suoi “effetti speciali”. fantastici e Gratis!
Giovedì 27 febbraio 2014
Da quando ho deciso di scrivere il giovedì per il mio diario di nonna moderna, faccio molto caso a cosa mi capita il giovedì. Non so perché, ma questo è. E giovedì 27 febbraio non si è smentito. La mia amica artista Daniela Monaci mi ha proposto di andare con lei alla Galleria La Nuova Pesa in via del Corso 530. “Sono assetata di arte, vengo volentieri. Qualsiasi cosa ci sia mi sta bene”, le ho risposto. E non sono rimasta delusa. Quel giorno nella galleria, una pietra miliare nelle gallerie romane (ma io non lo sapevo, il mio alibi: essere a Roma da pochi anni) si svolgeva un evento particolare: la realizzazione dal vivo di un numero della rivista d’arte. Idea bellissima: anziché un numero stampato, un numero vivo e Viva, appunto, l’hanno chiamata. Una rivista in carne e ossa, con temi ogni volta diversi ma dedicati al corpo. Con l’ artista pittore che fa circolare un pezzo della sua opera (dedicata ai morti antifascisti questa di Barruchello), con poeti e scrittori che leggono brani di letteratura e poesie scelti tra tanti scritti da altri o da se stessi a comporre il numero di questo giovedì. Dedicato al sangue. Prossimo appuntamento: venerdì 14 marzo.
https://www.facebook.com/VivaUnaRivistaInCarneEOssa
Giovedì 13 febbraio 2014
Quanto sono importanti gli incontri casuali quando non si è più giovani? Tantissimo per me che amo parlare con gli sconosciuti mentre vago per la città alla ricerca di non so cosa. Non sono l’unica. Perché mi sono accorta che i miei anonimi interlocutori oggi mi rispondono, mentre quando ero più giovane non sembravano apprezzare la sconosciuta che rivolgeva loro la parola. E’ per questo che quando ci si siede sulla panchina di un parco, l’anziano o anziana ci parlano del tempo o di un altro pretesto qualsiasi? Meglio rispondere, non si sa mai che bella conversazione possa scaturire. .
E’ capitato così che ho conosciuto Amalia Corrà, alla fermata dell’autobus mentre aspettavamo l’85 che ci portasse in centro in un piovoso pomeriggio di gennaio a Roma. Le chiedo da quanto tempo era in attesa e subito la conversazione si è animata al punto che ho deciso di fare il viaggio in bus con lei fino alla sua fermata. Avevamo ovviamente molte cose in comune. Abbiamo parlato di città, di quelle ortogonali e facili da girare, di quelle tortuose cresciute senza un pensiero. E abbiamo parlato di lingua greca moderna. Perché lei docente di Bizantino all’Università di Padova aveva insegnato in Grecia proprio il Demotico, a metà tra il greco volgare e il turco della dominazione. E com’è che io lo conoscevo? Ma perché era stata la mia grande passione quando scrivevo di isole greche. Così ho potuto raccontarle della Tigre in vetrina, libro poco conosciuto in Italia ma letto da tutti i bambini alle scuole elementari in Grecia proprio per conoscere il periodo della dittatura dei colonnelli.. E abbiamo parlato dei sonetti medievali italiani e dell’insolito da vedere a Roma come il Casino di caccia di Aurora Pallavicini da andare a visitare solo il primo del mese e abbiamo parlato di tanto ancora, fin quasi ad abbracciarci quando ci siamo salutate al capolinea dicendoci arrivederci per una passeggiata al Paseo di Madrid dove lei attualmente vive con sua sorella. “Non è vero”, ci siamo dette, “quello che ci hanno insegnato: il silenzio non è d’oro, il silenzio appiattisce i cervelli”. Altra scoperta dell’età avanzata!
Alle nove di mattina squilla il telefono e inizia lo strano dialogo tra me e Francesca (mia unica figlia) che sottovoce mi annuncia “è nata!” e io replico tra il sorpreso e l’incredulo “è nata?”. Risposta “sì, è nata!”. “é nata!” ripeto come dire: ma come, ieri non c’era nulla di insolito e hai fatto tutto da sola? e ripeto “è nata!” e lo dico finalmente con tono affermativo che Carlo si alza immediatamente in piedi e ripete la domanda “è nata?” … e così via per altre tre o quattro battute. E inizia la tremarella alle gambe che è salita fino al cervello e non mi ha abbandonata per due giorni. Tremarella che non ricordo di aver provato per la nascita, seppur emozionante, dei primi due nipoti. Sarà che insieme a Francesca avevo preparato nei minimi particolari la stanza dove è avvenuto il parto. Sarà che Francesca ha mostrato qualità di cui neppure lei era consapevole, delicatezza e forza insieme. Sarà che il filo matrilineare esiste e il fatto che sia femmina mi emoziona fin nell’inconscio.
L’atmosfera per la nascita di Violetta avvenuta in sordina anche se la aspettavamo mi ha veramente riempito di stupore e di gioia. All’alba del 15 novembre, in una casa silenziosa, con i fratellini che hanno continuato a dormire nella stanza accanto, Francesca ha dato alla luce Violetta, la sua terza figlia. Come posso non lasciar traccia di questo evento che mi rende nonna per la terza volta?

come dice il nonno Carlo: hai poche ore ma in te c’è tutto il futuro possibile
Il termine non l’ho inventato io ma Gilles Clément, botanico paesaggista francese. Ma tra tutti gli aggettivi che caratterizzano le piante che crescono spontanee e sfidano colate di asfalto, muretti di cemento, reti di recinzione, questo mi sembra il più bello. Piante vagabonde sono quelle che sfidano i confini geografici che delimitano i giardini ma anche i continenti e, magari portate dal vento, hanno trovato il luogo ideale per crescere tra le grate arrugginite di una finestra o ai piedi di una doccia nella sabbia di una spiaggia.
Da quando uso questo termine Cosimo e Jacopo, i miei nipotini di 10 e 8 anni, sono ancora più interessati a guardare le piante che incontriamo nelle nostre esplorazioni del territorio. Perché le piante vagabonde hanno il fascino dell’avventura. E fanno viaggiare la fantasia ad immaginare come quella specie di cocumeracea che sta crescendo con le sue foglie rigogliose sulla sabbia abbia affrontato spostamenti casuali. Magari c’è finita semplicemente con lo sputacchio dei suoi semi dalla bocca di chi stava mangiando una fetta di anguria o forse è rotolata da un camion che la stava trasportando al chiosco della rotonda o forse è arrivata dal mare cullata dalle onde di un giorno di tempesta … E ci domandiamo come abbia trovato la forza di germogliare e come possiamo fare per proteggerla. Ma anche a noi veri amanti dell’avventura piace pensare che ce la farà da sola. E la incoraggiamo a farcela dandole un po’ di acqua dolce prima di salutarla.
Sono stata ben tre volte al pastificio di via della croce 8 a Roma che mi era già stato segnalato per l’economicità. Confermo quello che è stato scritto su molte guide: la pasta fresca è cucinata in due versioni, un bicchiere di vino o acqua a piacere, tutto per 4 euro. Purtroppo sabato scorso ho assistito ad una scena a dir poco allucinante. Una signora con i capelli grigi si era seduta in attesa dell’ amica che si era messa in fila per acquistare i piatti di pasta. Con i piatti fumanti in mano si è spostata verso l’amica quando il proprietario si è frapposto tra le due dicendo in inglese che la signora seduta non avrebbe potuto mangiare perché aveva occupato il sedile! Nessuno si è interposto, tutto si è bloccato, sguardi tra il sorpreso e l’allibito tra i presenti provenienti da varie parti del mondo! Per fortuna le due signore hanno avuto la prontezza di spirito di restituire i piatti di pasta e chiedere indietro gli 8 euro pagati. Questo sarà anche un posto economico, ma quanta prepotenza bisogna mangiare insieme alla pasta fresca. Per di più senza scontrino!! |