Dopo un bell’opening a Villa Fiorelli per la presentazione peripatetica di Paesaggi Umani di Roma Plurale. Performing Media Storytelling per la Memoria Rigenerativa ci siamo disseminati in tutta la città. Quella festa mobile che ha illustrato le peculiarità del progetto, ci aiuta ora a non dover descrivere troppo cio che è accaduto in giro per Roma, interrogandola sul suo destino a partire dalle sue tante matrici stratificate.

Da via Margutta – evocando l’antica serie TV  Il segno del comando , reinventata dal romanzo di Loredana Lipperini che era con noi (libro e scrittrice) – s’è sciamato il 2 ottobre, ascoltando estratti del telefilm e leggendo frammenti di quel romanzo gotico che ha offerto la chiave esoterica (qui ricordiamo Cristina di Svezia, la “regina di Roma” che si circondò di scienziati che allora chiamavano “alchimisti”) per interpretare la città più misteriosa (e più amata da Byron, protagonista implicito del percorso) tra i vicoli di Tordinona e Campo Marzio. Nella conversazione fervida con Loredana, donna “radiosa” (ha condotto Rai-radio3 per decenni), sono emersi focus significativi come quelli dell’enclave dei Bamboccianti che nel Seicento crearono alle pendici del Pincio (dov’è appunto Via Margutta) un’emblematica comunità creativa, antesignana dei bohemien e degli hippie e quelli di Campo di Fiori, una delle poche piazze romane senza chiesa nel centro storico, epicentro dei Movimenti rivoluzionari e femministi negli anni Settanta.

Il sabato 4 costeggiamo l’Acquedotto Felice ricordando come il marchigiano Sisto V (Felice Peretti, detto “er Papa tosto”) che lo costruì, utilizzando i resti di antichi acquedotti, abbia rigenerato Roma mezzo secolo dopo il Sacco dei Lanzichenecchi. Prima di muoverci con il Comitato Casilina Vecchia, nel Parchetto reso bene comune, raccogliamo preziose memorie, come quelle di Aldo che ci narra dei bombardardamenti del 1943 e di bombe a mano abbandonate ma letali. Il walkabout si muove verso il Mandrione, raggiungendo quei tratti dove si estendeva (fino a Tor Fiscale e oltre, nell’attuale, bellissimo Parco degli Acquedotti, allora no) una delle baraccopoli più grandi d’Europa e dove operava Don Roberto Sardelli il “Don Milani dell’Acquedotto” uno degli eroi di Roma Plurale (ascoltalo qui) che andò a vivere in quelle baracche dove realizzò un “doposcuola” che salvò molti ragazzi dalla povertà educativa. Tornando al crepuscolo proiettiamo tra i fornici il ritratto “performante” di Sisto V animato con l’intelligenza artificiale (due anni prima dell’avvento di ChatGPT, con un approccio artigianale di performing media) da NuvolaProject. Cogliamo il valore pragmatico della sua governance nel realizzare la Renovatio Urbis e di come quello spirito si sia perpetuato nel Seicento, il siglo de oro della Roma Barocca con una classe dirigente marchigiana (ne abbiamo trattato qui) in cui spiccava Monsignor Raffaele Fabretti che affiancò Cristina di Svezia nell’attuazione dell’Arcadia.

Domenica 5, in collaborazione con l’AppiaDay, ci immergiamo nel crepuscolo dell’Appia Antica, partiamo da Capo di Bove dove c’è il caposaldo (detto anche “punto”) geodetico per la misura del Meridiano Centrale Europeo progettato dal gesuita-astronomo-geodeta Angelo Secchi, nel 1854. Trattiamo di come molte epigrafi, statue e rivestimenti in marmo siano stati trasformati in calce nei secoli dalle diverse calcare poste in quei luoghi. Uno scempio che proprio il Fabretti (abbiamo con noi un suo discendente, Giorgio) nel Seicento contrastò con il suo ruolo di Principe delle Romane Antichità assegnatogli da Papa Alessandro VIII. Si cammina sull’antico basolato e NuvolaProject proietta sui cipressi e le rovine dei mausolei i ritratti performanti della serie Art Prophecies con pizie e sibille tratte da opere di Michelangelo, Raffaello, Guercino, ma anche Collier, Dante Rossetti. E’ un bell’esercizio di percezione, appaiono come figure fantasmatiche in un’azione di performing media che attraverso le videoproiezioni nomadi che coniuga il cammino con la visione, cogliendo non solo l’essenza delle immagini evocative ma il fatto d’incastonarsi nel paesaggio archeologico, ritagliando nel buio una fantasmagoria che esalta quel contesto, rivelando il genius loci della Regina Viarum. Il percorso si conclude con l’epopea triste di Lucrezia Romana che determinò con il suo sacrificio, denunciando lo stupro subito dal figlio del re Tarquinio il Superbo, la fine della tirannia dei re etruschi nel V secolo a.C. con una rivolta che fece nascere la Res pubblica.

Mercoledì 8 nella mattinata con gli studenti del Liceo Cicerone di Frascati, con cui abbiamo realizzato un progetto negli anni scorsi,  andiamo all’Antiquarium di Lucrezia Romana, un luogo significativo perchè espone reperti archeologici estratti nel territorio che lo accoglie, nel quartiere StatuarioCapannelle. Camminiamo sul basolato di uno dei diverticoli dell’Appia Antica, la via Castriniense, una delle prime ad usare, dopo le pavimentazioni in tufo, la selce, ovvero la leucitite, quel materiale che poi diventò la base del “sampietrino”. Il walkabout si svolge come un brainstorming riflettendo su quanto sia importante affinare la percezione dei luoghi per rilevarne il genius loci ma anche evidenziare le criticità, come quella del passaggio negato tra l’Antiquarium e il bel comprensorio del costruttore Santarelli in cui troviamo però degradata la bella struttura in legno, pensata per un pergolato, che sfocia in un anfiteatro dalle strategiche potenzialità d’iniziativa tra pubblico e privato. Tornando nell’Antiquarum NuvolaProject proietta Lucrezia e questa volta (avevamo già fatto questo intervento anni fa) lo “performa” sui visi della classe (docenti compresi): “ci mettono la faccia” per dare luogo alla tragedia di Lucrezia (nel link sopra c’è il video).

Lo stesso mercoledì nel pomeriggio al RomaEuropaFestival c’è il talk sul Performing Media Storytelling di Paesaggi UmaniIl Performing Media, sorto dall’interazione tra performance e nuovi media, è diventato un nuovo canone espressivo che attraversa le politiche e le poetiche delle reti per coniare format d’innovazione culturale come i walkabout e i geopodcast, tesi ad interpretare le peculiarità dei territori. Il nodo è nell’ associare i processi di riqualificazione urbana con quelli di una rigenerazione umana che investa più generazioni, attraverso azioni basate sull’audience engagement e il passaggio da testimonianza a edizione web dei geopodcast perché si attui Memoria rigenerativa. In quel contesto facciamo riferimento a come il performing media esprima una potenzialità ibrida tra la dimensione fisica e quella digitale, proprio come era accaduto la mattina all’Antiquarium in cui i partecipanti avevano fatto del loro viso uno schermo, “accollandosi” la storia triste del suicidio-denuncia di Lucrezia. E come è accaduto con il walkabout finale che ci ha portato fuori del Mattatoio conversando su L’Arte dello Spettatore per il community empowerment in un esercizio audience engagement che rilancia una potenzialità strategica su cui si lavora da decenni (si sono progettati e realizzati format sull’Arte dello Spettatore come in questo blog, uno dei primi attivati in Italia). Il punto  quindi è nel far convergere questo potenziale partecipativo verso il community empowerment.

E’ questo l’obiettivo sostanziale del progetto Paesaggi Umani di Roma Plurale. Performing Media Storytelling per la Memoria Rigenerativa  che in questi primi atti (si concluderà il 21 dicembre) ha avuto più di 200 partecipanti e 45 uscite sui media. Vedi i videoreport di VieVerdi

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